Un sindaco ha chiesto un parere in merito alle ipotesi che rendono legittima l’erogazione dell’incentivo per recupero Imu e Tari, ex art. 1, comma 1091, legge 145/2018, al personale che abbia svolto attività di accertamento dell’evasione tributaria, chiedendo in particolare se sia necessario aver approvato il rendiconto 2019 entro il 30 aprile 2020, tenuto conto che per tale annualità il termine è stato posticipato al 30 giugno 2020.
I magistrati contabili del Veneto, con la deliberazione 186/2021, pubblicata sul sito della sezione regionale di controllo il 16 novembre 2021, hanno ricordato che l’art. 1, comma 1091, della legge 145/2018 (legge bilancio 2019), ha stabilito per gli enti locali che “il maggiore gettito accertato e riscosso, relativo agli accertamenti dell’imposta municipale propria e della TARI, nell’esercizio fiscale precedente a quello di riferimento, risultante dal conto consuntivo approvato, nella misura massima del 5% sia destinato, limitatamente all’anno di riferimento, al potenziamento delle risorse strumentali degli uffici comunali preposti alla gestione delle entrate e al trattamento accessorio del personale dipendente”, a condizione che il bilancio di previsione e il rendiconto siano approvati entro il 31/12 e il 30/04 di ciascun anno, cioè “entro i termini stabiliti dal testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267”.
La Corte dei Conti, nella deliberazione in commento, in discontinuità rispetto all’orientamento espresso da altre sezioni regionali (tra le quali, Corte conti, sez. contr. Toscana, del. n. 46/2020 e sez. contr. Piemonte 96/2021), ha ritenuto legittima l’erogazione degli incentivi anche nel caso in cui il rendiconto 2019 sia stato approvato dopo il 30/04/2020, potendo far “riferimento al termine di approvazione del rendiconto differito dal d.l. 18/2020”.
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