È legittimo respingere richieste manifestamente onerose o sproporzionate o tali da comportare un carico irragionevole di lavoro senza nulla aggiungere alle finalità di trasparenza e al diritto all’informazione dei cittadini.
Questo il principio ribadito dal Consiglio di Stato, sez. III, nella sentenza n. 6220 depositata il 6 settembre 2021, con la quale è stato respinto l’appello presentato da una Fondazione avverso la sentenza del Tar, che aveva accolto solo parzialmente il ricorso presentato dalla stessa avverso il diniego disposto da un ente alla richiesta di accesso civico presentato.
Nel caso di specie, la Fondazione, che svolge attività di informazione e “datajournalism”, aveva richiesto, mediante accesso civico generalizzato, una serie di dati relativi a un centro di accoglienza per richiedenti asilo e titolari di protezione, che non avevano avuto risposta. La Fondazione aveva impugnato il silenzio-diniego di fronte al Tar.
La sentenza di primo grado aveva solo in parte accolto il ricorso riconoscendo finalità di pubblico interesse riguardo la gran parte delle informazioni richieste, ma aveva respinto l’accesso su altre informazioni perché “non strumentali all’interesse generale tutelato dalla Fondazione” e “per ragioni di privacy”.
Il Consiglio di Stato, nella sentenza in commento, alla luce anche dei chiarimenti acquisiti, ha chiarito che è legittimo negare l’accesso quando i dati richiesti sono pubblicati sui siti istituzionali.
Pertanto, richiedere ulteriori dati presso un ente risulterebbe oneroso e paralizzante l’ordinaria attività amministrativa.
Il Consiglio di Stato quindi nella sentenza in commento ha ritenuto legittimo il silenzio-rifiuto dell’istanza d’accesso.
Leggi la sentenza
Sentenza 6.9.2021 n. 6220 Consiglio di Stato Sez.III
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