Il Garante della Privacy con il recente provvedimento del 23 gennaio 2020, n. 6 è stato chiamato da parte del Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT) di un comune a rilasciare il proprio parere relativamente ad una richiesta di riesame sul provvedimento di diniego di un accesso civico generalizzato.
Un’associazione aveva formulato una richiesta di accesso ai registri del ruolo matricolare comunale dei militari, relativi a un arco di tempo di trentacinque anni, al fine di contattare i soggetti contenuti nei predetti registri in previsione di un’eventuale adesione associativa. Il comune aveva negato l’accesso civico generalizzato, eccependo il limite di cui all’art. 5, co. 7 del d. lgs. n. 33/2013 ovvero la protezione dei dati personali presenti nel predetto registro.
Il Garante ha rilevato come la decisione del comune di negare l’accesso ai registri sia stata corretta, in quanto l’accesso civico generalizzato ai dati e alle informazioni personali dei militari (dati anagrafici, residenza, unità militare di assegnazione, grado rivestito, data di congedo ect), unito alla generale conoscenza e al particolare regime di pubblicità riservato ai dati oggetto di accesso civico, può causare, a seconda del contesto in cui le informazioni e i dati personali oggetto di accesso possono essere utilizzati da terzi, un pregiudizio concreto alla tutela della protezione dei dati personali dei controinteressati, così come delineato dall’art. 5-bis, co. 2, lett. a), del d. lgs. n. 33/2013.
Peraltro, lo scopo perseguito dall’istante, ovvero l’utilizzo dei dati per finalità associative, risulta incompatibile con le legittime finalità istituzionali per le quali i dati in questione sono stati raccolti e trattati dal comune. Ciò configurerebbe una violazione dei principi di limitazione delle finalità e minimizzazione dei dati come definiti dal Regolamento UE 679/2016, ex art. 5, par. 1, lett. b) e c).
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Garante Privacy-9277716-23.01.2020