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Sanità: il tempo tuta deve essere retribuito come orario di lavoro


Il personale infermieristico è tenuto indossare e dismettere la divisa di lavoro, per intuibili ragioni di igiene, negli stessi ambienti dell’Azienda.

Trattandosi di attività obbligatoria, accessoria e propedeutica alla prestazione di lavoro, il “tempo-tuta” costituisce lavoro effettivo e, dunque, deve essere retribuito.

Questo il principio ribadito dalla Corte di Cassazione civile, Sezione lavoro, nell’ordinanza n. 17635 del 1° luglio 2019.

Nel caso di specie la Corte di Appello aveva riconosciuto agli infermieri di una ASL il diritto alla retribuzione per l’effettuazione delle operazioni di cambio camice – prima e dopo i relativi turni di lavoro – quantificandole nella misura di circa 15 minuti per la vestizione ed altrettanti per la svestizione.

Decisione confermata dalla Corte di Cassazione secondo cui, per il lavoro all’interno delle strutture sanitarie, anche nel silenzio della contrattazione collettiva integrativa, il tempo di vestizione e svestizione dà diritto alla retribuzione, essendo tale obbligo imposto, in via implicita, dalle superiori esigenze di sicurezza ed igiene riguardanti sia la gestione del servizio pubblico sia la stessa incolumità del personale addetto (Cass., ordinanza 25 febbraio 2019, n. 5437; Cass. 11 febbraio 2019, n. 3901; Cass. 24 maggio 2018, n. 12935; Cass. 28 marzo 2018, n. 7738; Cass. 22 novembre 2017, n. 27799 e Cass. 26 gennaio 2016, n. 1352)


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