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Assunzioni irregolari nelle società in house: abuso d’ufficio e falso in atto pubblico


Le assunzioni effettuate dalla società in house con modalità arbitrarie e clientelari costituiscono condotte penalmente rilevanti.

Questo quanto chiarito dalla Corte di Cassazione penale, Sezione VI, con la sentenza n. 30441/2018, con la quale è stato ribadito che le società in house, stante la loro natura pubblicistica, devono obbligatoriamente effettuare il reclutamento delle risorse umane attraverso procedure ad evidenza pubblica trasparenti e rispettose dei principi di pubblicità, parità di trattamento e imparzialità.

Nel caso di specie erano emerse diverse irregolarità nella gestione delle assunzioni, avvenute in un contesto di arbitrarietà: mancato esperimento delle procedure ad evidenza pubblica, affidamento dell’attività di ricerca e preselezione del personale ad una agenzia non iscritta all’apposito albo di cui al D.lgs. 276/2003 e in violazione del codice dei contratti, assenza di istruttoria e falsificazione dei giudizi di idoneità dei candidati privilegiati mediante alterazione del punteggio finale, ottenuto tramite modifica del voto relativo al colloquio orale e/o al coefficiente attitudinale conseguito,

La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di secondo grado (Corte di Appello di Roma, sez. II Penale, depositata il 26 aprile 2017, n. 1153/2017), che ha condannato l’amministratore delegato e il responsabile della direzione del personale per il reato di abuso d’ufficio e di falso in atto pubblico.

Si segnala il seminario di studi “Società pubbliche: vincoli e limiti in materia di personale” in programma a Firenze il 5 ottobre p.v.


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