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Deliberazioni urgenti: la formula di “immediata eseguibilità” necessita di motivazione


La dichiarazione di immediata eseguibilità, per motivi di urgenza, di una delibera di consiglio o di giunta, deve ricevere adeguata motivazione nell’ambito dello stesso atto.

Questo il chiarimento fornito dal Ministero dell’interno nel parere del 17 febbraio 2017.

L’articolo 134, comma 3, del Tuel stabilisce che le deliberazioni diventano esecutive dopo il decimo giorno dalla loro pubblicazione all’albo pretorio.

Nel caso di urgenza, tuttavia, le deliberazioni del consiglio e della giunta possono essere dichiarate immediatamente eseguibili con il voto espresso dalla maggioranza dei componenti (art. 134, comma 4).

La dichiarazione d’urgenza tende a salvaguardare l’effettività di quanto deciso dall’organo politico nelle more della pubblicazione dell’atto, al fine di evitare uno spazio temporale che potrebbe tradire l’obiettivo della delibera medesima in modo deleterio per il pubblico interesse di volta in volta perseguito, così eliminando l’“effetto annuncio” ordinariamente previsto.

Come precisato dalla giurisprudenza, la clausola di immediata eseguibilità dipende da una scelta discrezionale dell’amministrazione procedente, il cui esercizio, per non trasmodare nell’arbitrio, non può che ricevere adeguata motivazione nell’ambito dello stesso atto (Tar Piemonte, sent. n. 460/2014; Tar Liguria, sent. n. 2/2007).

La dichiarazione d’urgenza, per come configurata dalla norma, accede alla deliberazione principale ma non si identifica con essa, ed è proprio la necessità di una votazione separata a rivelarne l’autonomia sotto il profilo strutturale e funzionale.

In altri termini, se il legislatore non ha ritenuto che l’immediata eseguibilità costituisca un attributo necessario delle deliberazioni, ma ha inteso farla dipendere da una scelta dell’amministrazione procedente e dall’autonomo requisito dell’urgenza, risponde ai principi generali affermare che le concrete ragioni della scelta debbano essere comunque esplicitate onde consentirne ai destinatari dell’atto quell’apprezzamento quantomeno estrinseco, che il ricorso ad espressioni tautologiche preclude in radice.


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