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Giur. Veneto, sent. n. 214 – Il mobbing e’ causa anche di danno erariale


L’atteggiamento persecutorio protratto nel corso del tempo (mobbing), posto in essere dal responsabile nei confronti di un sottoposto è fonte di responsabilità erariale.

Questo il principio sancito dalla Corte dei Conti, sezione giurisdizionale del Veneto, con la sentenza 214, depositata il 15 dicembre 2015, con la quale è stato condannato un funzionario pubblico a risarcire il danno causato all’ente, condannato quale datore di lavoro per mobbing nei confronti di un dipendente.

Nel caso di specie, il Giudice del lavoro ha condannato per mobbing il comandante della Polizia Municipale nei confronti di un dipendente assegnato al servizio.

L’atteggiamento escludente, denigratorio, ingiustificatamente ed eccessivamente aggressivo e foriero di disagevoli condizioni lavorative, posto in essere dal comandante, aveva comportato la condanna dell’ente al risarcimento del danno da mobbing.

La Corte dei conti ha chiamato a rispondere di tale danno direttamente il Comandante, che ha posto in essere un vero e proprio atteggiamento persecutorio nei confronti del sottoposto, di palese e costante umiliazione ed emarginazione, “in violazione di quegli obblighi di servizio che proprio la particolare posizione di responsabilità esponenziale ed apicale rivestita nell’ambito dell’apparato pubblico locale contrariamente e maggiormente gli imponeva”.

Tale condotta si pone in aperto contrasto con l’obbligo di diligenza incombente, in generale, sugli amministratori e dipendenti pubblici e, in particolare, degli enti locali, ma anche delle disposizioni contenute nella legge 65/1986, Legge-quadro sull’ordinamento della polizia municipale, che conferiscono al comandante della Polizia Municipale la responsabilità della disciplina del Corpo e, naturalmente, sebbene implicitamente, il sereno e strumentale svolgimento delle complessive attività ad esso demandate.

Leggi la sentenza

Corte dei conti, sez. giurisd. Veneto, 15 dicembre 2015, n. 214

 

 

 


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