Un sindaco ha chiesto un parere in merito alla corretta modalità di calcolo delle spese di personale, in riferimento all’obbligo di riduzione dell’incidenza percentuale di tali spese rispetto al complesso delle spese correnti.
In particolare, l’ente ha chiesto se vi sia una soluzione legittimamente percorribile, che consenta di ovviare alla penalizzazione subita dall’ente in conseguenza della diminuita quota di riserva riferita ai soggetti affetti da disabilità da assumere e, quindi, da portare in detrazione.
Nello specifico il Comune, avendo conferito all’Unione l’intera Area dei servizi alla persona, ha visto diminuire il numero dei propri dipendenti.
Conseguentemente, è diminuita la quota di riserva di lavoratori con disabilità, la cui spesa, ai fini del calcolo della spesa di personale di cui all’articolo 1, comma 557, è detraibile, ma solo nel limite della quota di riserva.
I magistrati contabili dell’Emilia, con la deliberazione 103/2015, pubblicata sul sito della sezione regionale di controllo il 9 luglio, hanno ritenuto percorribile la soluzione, prospetta dall’ente, per cui lo stesso potrebbe portare in detrazione solo la propria quota attuale di riserva, rimettendo all’Unione di riportare sul Comune un costo inferiore.
In tal senso, la legge 190/2014 (legge di stabilità 2015), all’articolo 1, comma 450, ha novellato l’articolo 14 del d.l. 78/2010 inserendo il comma 31-quinquies, secondo il quale “Nell’ambito dei processi associativi di cui ai commi 28 e seguenti, le spese di personale e le facoltà assunzionali sono considerate in maniera cumulata fra gli enti coinvolti, garantendo forme di compensazione fra gli stessi, fermi restando i vincoli previsti dalle vigenti disposizioni e l’invarianza della spesa complessivamente considerata”.
I processi associativi richiamati sono le unioni di comuni e le convenzioni.
Si segnala il ns. seminario di studi “Personale: vincoli assuzionali e di spesa″ in programma a Firenze il 2 ottobre p.v.