Deve essere escluso l’operatore economico che omette di indicare, nella dichiarazione presentata in sede di gara, l’esistenza di una condanna penale attinente allo svolgimento dell’attività professionale.
Questo il principio espresso dal Consiglio di Stato, sez. III, con la sentenza n. 3274 del 1° luglio 2015.
Nel caso di specie l’impresa aggiudicataria era stata esclusa in quanto in sede di verifica dei requisiti partecipativi era emersa l’esistenza di due decreti penali di condanna e l’esistenza di irregolarità contributive non indicati dall’impresa nelle dichiarazioni prodotte per la partecipazione alla gara.
I giudici amministrativi hanno confermato la legittimità dell’operato della stazione appaltante che aveva disposto la revoca dell’affidamento del servizio nonché l’escussione della cauzione provvisoria e la segnalazione all’Anac, aggiudicando l’appalto al concorrente classificatosi al secondo posto nella graduatoria di merito.
Le imprese partecipanti alle gare pubbliche attestano il possesso dei requisiti generali di partecipazione e, in particolare, dei requisiti di moralità professionale, mediante una dichiarazione resa sotto la responsabilità personale del dichiarante, fatta salva la verifica ex post effettuata dalla stazione appaltante.
La completezza e la veridicità delle dichiarazioni costituiscono un valore rilevante poiché consentono, in ossequio al principio del buon andamento dell’attività amministrativa, una celere decisione dell’amministrazione in ordine all’ammissione dell’operatore economico alla gara.
Spetta alla stazione appaltante il potere di verificare la gravità dei fatti per i quali il concorrente è stato eventualmente condannato e, quindi, di apprezzare l’incidenza della condanna sulla sua moralità professionale.
Tale profilo valutativo, dunque, non può reputarsi spettante al concorrente che, pertanto, non può operare alcun filtro in sede di domanda di partecipazione alla gara d’appalto.