La proroga contrattuale, qualora prevista ab origine nel bando di gara è compatibile con i principi di tutela della concorrenza, anche se prevede una modificazione del corrispettivo al ribasso.
Questo il principio espresso dal Consiglio di Stato, sez. III, con la sentenza n. 2288 del 7 maggio 2015.
Il consolidato orientamento giurisprudenziale sostiene il principio secondo cui un rapporto negoziale può essere oggetto di proroga a condizione che tale evenienza sia esplicata nella legge di gara e purché non vi sia alcuna rinegoziazione del contenuto del contratto.
La proroga, dunque, ha come effetto solo il differimento del termine finale del rapporto, il quale rimane per il resto regolato dall’atto originario.
Nel caso di specie la stazione appaltante, dopo aver verificato l’opportunità della prosecuzione del rapporto negoziale in essere, prevista nell’affidamento originario, aveva richiesto al contraente, che aveva accettato, una revisione in riduzione del prezzo e la rinuncia agli adeguamenti economici applicabili.
Secondo il Tar tale circostanza aveva comportato una riformulazione, seppur limitata, del contratto (essendo stato cambiato il prezzo della fornitura per il nuovo periodo), in violazione della par condicio.
Di diverso avviso il Consiglio di Stato secondo cui, al contrario, una contrazione del corrispettivo, attraverso un semplice sconto, è compatibile con la tutela della concorrenza, essendo scelta imprenditoriale che non incide sull’esito del confronto competitivo che ha dato luogo all’affidamento originario, e risulta vantaggiosa anche per la stazione appaltante.
Di conseguenza, la proroga con modifica del corrispettivo al ribasso, non alterando l’equilibrio economico del contratto in favore dell’aggiudicatario, non comporta una modifica contrattuale sostanziale e, dunque, non configura un’ipotesi di rinegoziazione o riformulazione del rapporto.