Un sindaco ha chiesto un parere in merito alla corretta interpretazione del vincolo di invarianza della spesa codificato ai sensi dell’articolo 1, comma 136, della legge 56/2014 e, quindi dei parametri da utilizzare per il “ricalcolo” degli oneri connessi con le attività di amministratore locale ai fine di garantirne il rispetto.
In particolare, l’ente ha chiesto se la rinuncia “a qualunque indennità prescritta” effettuata dagli amministratori cessati debba essere considerata nel ricalcolo degli oneri ai fini del rispetto dell’invarianza della spesa, e ciò nel caso in cui, per effetto di dette rinunce, “nessuna spesa è stata sostenuta a riguardo”.
I magistrati contabili della Basilicata, con la deliberazione 21/2015, pubblicata sul sito della sezione regionale di controllo il 16 aprile, hanno ribadito che ai fini del rispetto del vincolo di invarianza della spesa non assume alcuna rilevanza la rinuncia operata dagli amministratori cessati ai diritti economici connessi al loro status.
Tale rinuncia, in quanto facoltativa e non imposta normativamente (come quella del 10%), produce i propri effetti abdicativi esclusivamente con riferimento al soggetto che ne ha esercitato il diritto, e ciò nei limiti e secondo i termini propri del tipo di rinuncia esercitata (ad esempio, una rinuncia totale o parziale ovvero limitata ad alcuni periodi del mandato ovvero condizionata ad una specifica diversa destinazione delle economie di spesa derivanti da tale rinuncia etc).
In nessun caso, quindi, la rinuncia ai suddetti “diritti di status”, peraltro costituzionalmente garantiti, potrà assumere un’efficacia “ultrattiva” rispetto al tempo ed al soggetto (amministratore) che ne ha esercitato il diritto.
Tale rinuncia, pertanto, non costituisce un parametro al quale rapportare la rideterminazione degli oneri finanziari collegati allo status degli amministratori al fine di assicurare “invarianza della spesa in rapporto alla legislazione vigente”, di cui al comma 136, dell’articolo 1 della Legge finanziaria per il 2015.