Dal 1° luglio 2014, per effetto del comma 4, dell’articolo 9, del d.l. 66/2014, convertito nella legge 89/2014, i comuni non capoluoghi di provincia sono obbligati ad acquistare lavori, servizi e forniture attraverso il ricorso a soggetti aggregatori.
In particolare, i comuni non capoluogo di provincia (e quindi non più i soli comuni con popolazione inferiori a 5.000 abitanti) possono scegliere tra una delle seguenti modalità:
- tramite unione dei comuni, cui eventualmente l’ente ha aderito;
- sottoscrivere un accordo tra comuni;
- ricorrere ad un soggetto aggregatore;
- ricorrere alla province (opzione introdotta in sede di conversione);
al di fuori di queste ipotesi, gli enti possono operare autonomamente solo aderendo alle convenzioni centralizzate e agli strumenti elettronici di acquisto messi a disposizione da Consip o da altro soggetto aggregatore di riferimento.
Oltre a tale rilevantissima novità, che sembra complicare non poco l’operatività degli enti, almeno in questa prima fase, dobbiamo ricordare che in sede di conversione del d.l. 66/2014 è stato previsto che l’Avcp non rilascerà più ai comuni non capoluogo di provincia il CIG.
Infine, il 1° luglio 2014 è entrato in vigore anche l’Avcpass, il sistema informatico per la verifica dei requisiti dei partecipanti alle procedure di gara.
Tali nuove regole presentano profili applicativi complessi e rischiano di provocare il sostanziale blocco delle gare di appalto.
Da un lato, infatti, i Comuni non potranno più fare acquisti se non attraverso le centrali di committenza e, dall’altro, il sistema AVCpass è attualmente gestito dall’Avcp che però è stata soppressa, con contestuale trasferimento dei compiti all’ANAC, a decorrere dal 25 giugno 2014, per effetto delle modifiche introdotte dal d.l. 90/2014.
Tali problematiche verranno approfondite nel seminario di studi “Appalti: cosa cambia dopo il d.l. 66/2014 e il sistema AVCPass” che si svolgerà a Firenze il 10 luglio 2014.