La responsabilità conseguente all’impossibilità di fruire di un’opera nella quale sono stati riscontrati dei vizi, causati dalla non idoneità dei materiali impiegati, ricade sul direttore dei lavori.
Questo quanto ribadito dalla Corte dei Conti, terza sezione centrale di appello, con la sentenza n. 3 del 3 gennaio 2014.
Nel caso di specie erano emerse irregolarità costruttive in corso di realizzazione e in pendenza di un appalto relativo alla realizzazione di un campo di calcio, tali da determinare l’inutilizzabilità dell’opera.
Il direttore del lavori, a norma dell’articolo 148 del d.p.r. 207/2010, ha il compito di vigilare sull’esecuzione dei lavori, sulla rispondenza dell’opera al progetto, sull’osservanza delle prescrizioni di esecuzione del progetto, nonché sulla conformità qualitativa e quantitativa dei materiali utilizzati.
Tale disposizione configura una serie di obblighi di servizio tanto rilevanti da richiedere, nell’espletamento della prestazione, un dovere di massima diligenza nell’adempimento a tutela dell’interesse pubblico.
Pertanto, tenuto conto che nella relazione del CTU le cause dello smottamento erano state addebitate alle scadenti caratteristiche dei materiali impiegati e alle modalità di utilizzo per la costruzione delle terre armate, la Corte dei conti ha ritenuto responsabile il direttore dei lavori.
Una responsabilità che rileva sotto il profilo causale e si connota di colpa grave, non potendosi altrimenti qualificare l’atteggiamento soggettivo di professionisti funzionalmente chiamati a svolgere compiti tecnici.
Come evidenziato dai magistrati contabili, “rientrava pienamente nei compiti in capo alla direzione lavori la vigilanza sulla corretta esecuzione dei lavori e sulla conformità qualitativa e quantitativa dei materiali utilizzati, ed i fatti dimostrano chiaramente che ciò non è avvenuto e che, di conseguenza, si è verificato l’evento lesivo”.