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Dipendente condannato per reati contro la P.A.: responsabilità per danno all’immagine


Il comportamento antidoveroso (e doloso) del soggetto incardinato nella struttura pubblica, determina, come riflesso negativo, la lesione dell’immagine dell’amministrazione la quale, per definizione, deve possedere, diffondere e difendere valori di onestà, correttezza, trasparenza, legalità ed affidabilità.

Questo il principio ribadito dalla Corte dei Conti, sez. giur. Abruzzo, con la sentenza n. 14 depositata il 18 aprile 2019.

Nel caso di specie il comandante della polizia locale era stato ritenuto penalmente responsabile, tra gli altri, per il reato di peculato di cui all’art. 314 c.p. (utilizzo scheda carburante per spostamenti di natura personale).

I giudici contabili hanno ritenuto sussistente il danno all’immagine, in considerazione della gravità del delitto commesso, del suo disvalore sociale, della diffusione mediatica della vicenda, nonché della qualifica posseduta dal pubblico dipendente nell’ambito dell’amministrazione.

Il diritto delle amministrazioni pubbliche ad organizzarsi ed agire secondo i criteri dettati dall’art. 97 della Costituzione è l’elemento caratterizzante della loro immagine e della loro identità.

Trattandosi di un interesse costituzionalmente garantito, ogni azione del pubblico dipendente che lo leda si traduce in un’alterazione dell’identità della pubblica amministrazione e, più ancora, nell’apparire di una sua immagine negativa, in quanto struttura organizzata confusamente, gestita in maniera inefficiente, non responsabile né responsabilizzata.

Leggi la sentenza
CC Sez. Giur. Abruzzo sent. n. 14 – 19


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