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Corruzione nell’affidamento di appalti pubblici: è danno alla concorrenza


Risponde di danno erariale il funzionario pubblico che, in cambio della elargizione di ingenti somme di denaro, si presta a commettere falsi in atti pubblici al fine di pilotare l’aggiudicazione di appalti pubblici a favore di una impresa.

Questo il principio espresso dalla Corte dei Conti, sez. giur. Campania con la sentenza n. 321 depositata il 5 settembre 2017.

Nel caso di specie lo stesso imprenditore favorito aveva denunciato il collaudato meccanismo corruttivo nell’affidamento degli appalti di lavori pubblici dell’ente.

Nel procedimento penale era emerso che il Sindaco, in qualità di responsabile dell’area tecnica, grazie alla compiacenza e disponibilità di altri impiegati aveva posto in essere una serie di falsi (formazione di false domande di partecipazione, formazione di un falso elenco delle ditte da invitare allegato alla determina di indizione della gara, formazione di false raccomandate A.R. apparentemente inviate, falsa attestazione nei verbali di gara) al solo fine di turbare e di fatto impedire lo svolgimento di un confronto concorrenziale tra le ditte potenzialmente interessate, in modo da garantirne l’aggiudicazione all’impresa “amica”.

Il sistema dei falsi inviti era stato predisposto al fine di consentire all’impresa di presentare ribassi insignificanti e garantirsi l’aggiudicazione della gara.

Il danno erariale è stato quantificato nel maggior esborso che l’ente ha dovuto sostenere in conseguenza della violazione delle regole di evidenza pubblica.

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Leggi la sentenza
CC Giur. Campania sent. n. 321 -17


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