Un sindaco ha chiesto un parere in merito alla corretta interpretazione dell’articolo 9, comma 28, del d.l. 78/2010 e dell’articolo 4, comma 102, legge 83/2011, secondo cui la spesa per assunzioni a tempo determinato, con convenzioni e con co.co.co. non può superare il 50% della spesa sostenuta per lo stesso titolo nel 2009.
In particolare, l’ente ha chiesto se la spesa per il personale di cui il comune si avvale ai sensi dell’articolo 1, comma 557, della legge 311/2004, debba computarsi nel tetto di spesa previsto dall’articolo 9, comma 28, del d.l. 78/2010.
I magistrati contabili della Lombardia, con la deliberazione 448/2013, pubblicata sul sito della sezione regionale di controllo il 22 ottobre, hanno chiarito che l’articolo 1, comma 557, conduce alla costituzione di una forma di pubblico impiego assimilabile all’assegnazione temporanea di personale di altra amministrazione.
Si tratta di norma disciplinante una particolare ipotesi di rapporti “a scavalco” (cioè a favore di più enti contemporaneamente) che hanno la peculiarità di consentire, al di fuori dell’orario di lavoro, a tempo pieno, dell’ente di appartenenza, lo svolgimento di funzioni presso altri enti locali.
Ne consegue che qualora l’amministrazione intenda utilizzare il dipendente (ex art. 1 comma 557 legge 311/2004) si è in presenza di un’assunzione a tempo determinato al di fuori del normale orario di lavoro espletato presso l’ente di appartenenza e con oneri finanziari a carico l’ente utilizzatore.
Secondo la Lombardia, tale fattispecie è assimilabile, quanto agli effetti, al comando e come tale rientrerebbe nel computo del vincolo di cui dall’articolo 9, comma 28, del dl 78/2010.
Al contrario, in caso di utilizzo della fattispecie disciplinata dall’articolo 14 del ccnl. 2004, che determina l’utilizzo di un dipendente di un altro ente nei limiti delle 36 ore settimanali, che i magistrati contabili definiscono “scavalco condiviso”, non impatta con i limiti posti all’assunzione di personale a tempo determinato.