Non è detraibile l’Iva da parte di un Comune sui servizi di scuolabus, mensa scolastica appaltati a terzi.
Tale principio affermato dalla Corte di Cassazione nella sentenza in commento, è basato sulla netta sproporzione tra i compensi versati agli esercenti l’attività contro il contributo richiesto agli utenti.
Questa differenza dimostra che questi servizi sono finalizzati a soddisfare bisogni pubblici e devono quindi essere inquadrati come attività di pubblico servizio e non come attività economiche.
Pertanto, sempre secondo quanto affermato dalla Corte, affinché l’Iva relativa alla gestione della mensa scolastica e al trasporto di persone possa essere detraibile per un Comune è necessario accertare se lo stesso paghi il corrispettivo per le attività realizzate da altri.
Solo in tal caso l’Ente avrà diritto alla detrazione di quanto pagato dallo stesso.
Nel caso di specie, la Cassazione ha dichiarato indetraibile l’Iva assolta sui servizi di scuolabus e refezione scolastica, in quanto il Comune non svolgeva tali attività direttamente, ma in appalto, erogando all’appaltatore “corrispettivi ben più gravosi dell’incontestato ridotto contributo richiesto agli utenti”, venendo meno il fine commerciale.
Secondo i giudici, pertanto, le attività di trasporto degli alunni e di servizio mensa scolastica venivano svolte al fine di soddisfare un’esigenza di pubblica utilità, di diretto interesse dell’Ente erogante, mancando, pertanto, lo scopo di ogni attività commerciale ovvero conseguire un reddito o, almeno, l’integrale copertura dei costi sopportati.
La Corte ha, infine, rilevato che possano considerarsi detraibili ai fini Iva i costi inerenti il servizio di distribuzione dell’acqua, e la collegata manutenzione ordinaria dell’impianto, mentre devono essere oggetto di attenta analisi le opere inerenti lavori di ristrutturazione e di ammodernamento della rete idrica comunale.